Il 5 dicembre è la Giornata mondiale del Suolo.
Il suolo continua a essere consumato a una velocità allarmante.
Negli ultimi 50 anni, nella sola Europa, è stata ricoperta di cemento e di asfalto un’area vasta come l’intera Ungheria.
Allo stesso tempo, il mercato europeo delle materie prime alimentari è sempre più dipendente dalle importazioni da Paesi terzi, dove l’agricoltura intensiva spinge milioni di piccoli agricoltori ad abbandonare i loro campi e a migrare verso le aree suburbane.
Si tratta di una contraddizione evidente per un’Europa che è nata con l’obiettivo di assicurare con la propria agricoltura la sicurezza alimentare per tutti i cittadini e che ora sta cercando di gestire flussi rilevanti di migranti provenienti dall’Africa subsahariana, dove molti campi sono coltivati per le imprese europee.
Nello stesso tempo, il suolo in Europa deve affrontare molte minacce e danni: oltre 250 mila siti sono pesantemente contaminati, quasi la metà dei terreni agricoli sono minacciati dalla riduzione della sostanza organica e gli equilibri ecologici dei sistemi naturali vengono compromessi, decine di milioni di ettari soffrono gli effetti dell’erosione e del dissesto idrogeologico, e la desertificazione avanza in molti Paesi del Mediterraneo, rendendo le coltivazioni sempre più sensibili alla siccità e ai cambiamenti climatici.
(E’ notizia di ieri che il 2017 si chiude come l’anno più secco degli ultimi due secoli – dati del Consiglio nazionale delle ricerche).
Proteggere la terra dalla cementificazione e dall’erosione significa proteggere la nostra vita!
